Il Comune di Piombino intitolerà una strada a Oriana Fallaci, la giornalista e scrittrice fiorentina scomparsa nel 2006. La via è stata individuata nell’area residenziale di nuova realizzazione tra località San Quirico e Villamarina.

“Abbiamo dato seguito a una proposta avanzata dalla maggioranza in Consiglio comunale  – ha detto l’assessore Sabrina Nigro – ed abbiamo richiesto al Prefetto di Livorno l’autorizzazione ad attribuire una strada a Oriana Fallaci, grande giornalista, scrittrice e attivista toscana. Intitolare una via a Fallaci è un modo di omaggiare la memoria di una donna la cui attività intellettuale ha avuto importantissimo spessore sia a livello nazionale che internazionale. L’amministrazione ha pertanto accolto questa proposta, specialmente in un Paese in cui la toponomastica è a larghissima prevalenza maschile”.

Oriana Fallaci nacque a Firenze nel 1929. Figlia del partigiano Edoardo Fallaci, si unì da giovanissima alla Resistenza nelle file delle Brigate Giustizia e Libertà, formazioni del Partito d’Azione, dove fu impegnata come staffetta per trasportare munizioni. Dopo la guerra si dedicò alla professione di giornalista e scrittrice, pubblicando molte opere di successo. Dagli anni ‘60 in poi girò il mondo in qualità di corrispondente, testimoniando numerosi eventi del secolo scorso: dalla guerra in Vietnam ai conflitti tra India e Pakistan, dal Sud America al Medio Oriente. Nel 1968 durante una protesta studentesca a Città del Messico, meglio nota come il massacro di Tlatelolco dove centinaia di giovani furono uccisi, fu colpita da una raffica di mitra e creduta morta. Trasportata all’obitorio, solo allora un prete si accorse che fosse ancora viva.

Nel corso della sua carriera Oriana Fallaci ha intervistato molte delle più grandi personalità politiche e celebrità del mondo della cultura e dello spettacolo: da Giulio Andreotti a Yasser Arafat, da Henry Kissinger a Mu’ammar Gheddafi, da Pier Paolo Pasolini a Sean Connery. La più celebre tuttavia rimane l’intervista con l’ayatollah Khomeini, apostrofato come “tiranno” dalla giornalista che si tolse il chador di fronte a lui. Dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre divenne molto critica nei confronti del mondo islamico, posizione che suscitò sia elogi che contestazioni nel mondo politico e nell’opinione pubblica. Morì a Firenze nel 2006, dopo una lunga lotta con la malattia che gli fu diagnosticata all’inizio degli anni Novanta.


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